Page 129 - Oriana Fallaci - 1968
P. 129
mia borraccia è vuota, le mie spalle sono tutte gonfie e mi fanno
male. Ogni volta che sposto il sacco da una spalla all’altra devo
fare uno sforzo terribile. Ho anche i piedi coperti di piaghe, le
gambe che non ce la fanno più a tirare avanti. La mia unità è
armata soltanto di fucili, il nostro compito è di appoggiare la
fanteria. Siamo ormai localizzati nella provincia di Nghe An,
viviamo fra la gente e giorno per giorno ne conquistiamo
l’affetto. Ma non ho notizia di Can.
1° GIUGNO. È quasi un mese che sono nell’esercito. È caldo e
l’unico sollievo è il vento che viene dal Laos. Ma le privazioni e
le durezze di questa vita hanno rafforzato la nostra capacità di
sopportazione. Negli ultimi tre giorni abbiamo anche avuto
corsi di politica, alcuni di noi si sono offerti volontari per
entrare nel Vietnam del Sud attraverso il Laos e combattere gli
americani, io sono fra quelli ma Can continua a mancarmi fino
allo spasimo, e anche mia madre. Domani è giorno di riposo e io
ho chiesto il permesso di fare una visita a casa: i miei genitori
non vivono lontano da qui. Sarà una lunga marcia: dopo il
villaggio di My Thanh dovrò camminare ancora per ventitré
chilometri. Ma sono pazzo di felicità perché vedrò mia madre, i
miei parenti.
2 GIUGNO. Li ho visti. Sono arrivato alle undici e mezzo di sera
e il cuore mi batteva forte forte quando sono entrato in casa. Poi
sono precipitato nella delusione: mia madre non c’era. In
mattinata era andata a Dong Noi. Madre mia, che sfortuna.
Quanto soffrirai quando ti diranno che sono venuto, forse per
l’ultima volta, e tu non c’eri. Però ho visto la nonna e gli zii e le
zie e i cugini. Abbiamo mangiato. Il mio primo vero pasto in un
mese. Ora è notte e sono sveglio perché ho troppe cose cui
pensare. Domani a mezzogiorno dirò addio a tutti e sono così
deluso, così deluso per non aver visto mia madre. Non capiterà
più un’occasione come questa… Sono così commosso che non
posso trattenere le lacrime. E le lacrime mi cadono su questo