Page 126 - Oriana Fallaci - 1968
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mai avuto perché dopo resteremo forse separati per sempre. Sì,
il mio problema è grosso. La vita di un soldato è certamente
gloriosa, ma separarsi dalla donna che si ama è così duro. Vedo
il tempo che mi scivola tra le mani: ancora un poco e poi non la
vedrò più. Conto ogni minuto, ormai. E mi pongo tante
domande. Perché si viene al mondo, e perché bisogna soffrire…
3 MAGGIO. Abbiamo passato insieme tutte queste ore, io e Can.
A momenti parlavamo animatamente, a momenti stavamo zitti
zitti. Ci chiedevamo, in silenzio, quando ci saremmo rivisti, se
ci saremmo rivisti… Ci rivedremo soltanto quando il nostro
paese sarà riunito, se tutti e due saremo sopravvissuti alla lotta.
Mi dispiace anche di non rivedere i miei genitori, i miei fratelli,
le mie sorelle. Non ho più tempo per cercarli e sapranno mai in
quali difficoltà mi dibatto? Ah, la guerra… la morte… Come è
brutta la guerra, come è brutta la morte! Partirò fra poco. Sto
piangendo.
5 MAGGIO. Il mio primo pasto di soldato. Oggi mi sento come
se fossi un anno più vecchio. Non ho ancora una uniforme ma
sono orgoglioso di me stesso. Ora vengono a organizzarci in
squadre e pattuglie, a darci il materiale per camuffarci e il cibo e
l’acqua. Partiamo stanotte per Nghia Dan dove resterò sette-otto
giorni. Do un ultimo sguardo a Phu Quy: queste verdi foreste,
questi campi sterminati, questa terra così amata. Quanti anni ci
ho vissuto? Sette? Otto? E ora la lascio e mi appresto a marciare
sulla strada numero 15, con un bel pacco pesante sulle spalle. È
ormai buio e s’è levata la luna. Illuminerà la colonna durante il
cammino.
6 MAGGIO. Indovina un po’ chi incontro marciando? La mia
amica Tran Thi Han, di cui ero innamorato da giovane. Che
sorpresa. Ci siamo scambiati una affettuosa stretta di mano,
abbiamo pronunciato solo poche parole e poi ci siamo detti
addio un’altra volta. Lei ha riso: «Ci diciamo sempre addio, noi