Page 132 - Oriana Fallaci - 1968
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il mio laboratorio, verso la mia Can. Can, penso, Can. Eccola.
Scendo di bicicletta. Ambedue abbiamo l’impulso di gettarci le
braccia al collo ma ci tratteniamo. Troppa gente ci guarda, non
sta bene. Ci sfioriamo le mani, ci mettiamo a parlare. Gli occhi
negli occhi. Quanto tempo resterai, mi chiede Can. Due giorni,
rispondo. Tutto questo viaggio per restare con lei solo due
giorni. È troppo poco.
30 LUGLIO. Domani sera devo presentarmi alla mia unità. Così
stamani sono dovuto partire. Can mi ha preparato in silenzio la
colazione e un pacchetto di riso da mangiare in viaggio. In
silenzio abbiamo mangiato. Ci guardavamo fissi, il mio cuore
era a pezzi e credo anche il suo. Finita la colazione le ho dato un
ultimo bacio, un ultimo sguardo, e poi sono partito. Ora sto
viaggiando in autobus verso Tay Hieu, dove prenderò un altro
autobus. Addio, Can. Sento che dopo questa volta non ci
rivedremo. Sento che è davvero l’ultima volta. Ma ovunque
vada, per quanto resti lontano da te, forse fino alla morte, il mio
amore resterà intatto. È un amore troppo splendido, è la mia
grande fortuna in tanta disgrazia. Mi fa soffrire e mi dà forza.
Addio, mio amore. Addio, mia Can.
31 AGOSTO. Un altro addio: io passo la mia vita a dire addio.
Per un colpo di fortuna ho potuto rivedere mia madre. Ho
dormito a casa ed ho fatto colazione con lei, ma l’ho lasciata
alle otto del mattino. Mi ha accompagnato per un lungo tratto di
strada, ha voluto portare lei il mio zaino. Era pesante ma
gliel’ho lasciato portare. La rendeva felice. Poi me lo ha rimesso
sulle spalle e ci siamo divisi, senza dirci più nulla.
(N.d.R. Mancano tutte le pagine di settembre e della prima
quindicina di ottobre. Forse non sono state mai scritte o forse
sono andate perdute.)
14 OTTOBRE. Ho scritto una lettera a Can che potrebb’essere
l’ultima. Uno di questi giorni andrò in combattimento e forse