Page 135 - Oriana Fallaci - 1968
P. 135

distretto  Chu  Le  al  sorger  del  sole.  Ora  siamo  fermi  qui,  a
                cuocere il riso e regalarci un poco di sonno. Ci rimetteremo in

                viaggio all’una di notte ma ho i piedi troppo gonfi e mi chiedo
                se sarò in grado di seguire la mia unità fino in fondo. La pioggia

                continua  e  molti  tratti  di  strada  sono  distrutti  dalle  bombe.
                Anche i ponti. Qualche volta mi fermo sul ciglio della strada e
                poi  devo  mettermi  a  correre  per  riprendere  gli  altri.  Ci  hanno

                dato dei pezzi di nailon per fasciarci le gambe e difenderci dalle
                sanguisughe. Spero che Can stia bene. Penso continuamente a

                Can ma in un modo diverso. Come rarefatto.


                (N.d.R. Le pagine seguenti  fino al  1° gennaio  sono un  diario

                minuzioso della marcia verso il Sud: con tutti i nomi dei villaggi
                attraversati e tutte le spiegazioni di carattere militare. Una sola
                esclamazione:  «È  bello  pensare  che  la  volontà  umana  arriva

                sempre dove vuole, sconfiggendo le distanze e le sanguisughe».)


                9 GENNAIO. Oggi è un giorno molto importante per me perché è

                il  primo  anniversario  del  mio  matrimonio.  Già  un  anno  è
                passato: non si può certo dire che io e Can siamo una coppia

                fortunata. Dopo il matrimonio siamo stati insieme solo quattro
                mesi  e  in  quei  quattro  mesi  abbiamo  vissuto  quasi  sempre  a
                venti  chilometri  di  distanza  perché  il  mio  laboratorio  era

                lontano. Ci vedevamo soltanto alla fine della settimana e nei rari
                giorni  di  festa.  Poi  mi  richiamarono  alle  armi  e  rividi  la  mia

                sposa  appena  due  giorni,  ben  tre  mesi  dopo.  E  poi  più  nulla.
                Strano destino per un vero amore. Mi chiedo cosa stia facendo

                la mia Can, se le sia successo qualcosa. Per alcuni giorni non ho
                pensato  molto  a  lei,  stavo  così  male,  ma  ora  ho  ripreso  a

                sognarla  e  mentre  si  avvicina  il  Tet,  la  festa  del  nostro
                capodanno, la sua mancanza è una spina nel cuore. Questo sarà
                il mio primo Tet lontano da casa. Vorrei che il Tet non esistesse

                perché  serve  solo  a  farmi  soffrire.  Da  oggi  non  sono  più
                autorizzato a scrivere lettere e dovrò tenere questa pena tutta per

                me. Non avrò che il mio diario cui confidarla. Mi aspetta una
   130   131   132   133   134   135   136   137   138   139   140