Page 133 - Oriana Fallaci - 1968
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morirò. Non ricevo notizie da Can da moltissimo tempo. Dopo
cinque mesi nell’esercito sento di avere davvero sacrificato tutto
al mio paese: la mia famiglia, il mio lavoro, la mia felicità.
22 OTTOBRE. Sono quarantadue giorni che siamo fermi qui a
Hung Dao. Sono ormai abituato a questo villaggio, a questa
gente, ma ora devo prepararmi per abbandonarli. Ci aspettano le
operazioni nel Laos. Resteremo nel Laos forse un anno, forse
due, per adempiere il nostro dovere verso quel paese. Ho scritto
una lettera a Can e una a mio padre. Tutto è pronto per partire…
Siamo partiti alle quattro del pomeriggio. Il cannoncino e le
uniformi mi pesavano sulle spalle. Ci siamo incamminati e quel
peso era così grande che due o tre volte sono caduto. Abbiamo
attraversato Hung Dao, Rung Thong, Xom Cat, e poi abbiamo
camminato per quattro chilometri lungo la duna di sabbia del
fiume Lam. L’acqua del fiume era limpida e decine di barche
aspettavano di trasportarci alla riva opposta. Porteranno non
solo la mia unità, che conta quasi cento uomini, ma numerosi
altri gruppi. Abbiamo raggiunto la riva opposta verso le nove di
sera. Ora aspettiamo di rimetterci in cammino ma sono stanco,
ho fame, e mi sembra di non poter fare un altro chilometro.
Dovremo arrampicarci per colline molto rocciose,
appoggiandoci a un bastone: Bisogna marciare di notte, così gli
aerei non ci vedono. Ma ogni notte copriamo solo una distanza
di quindici chilometri. A volte, quando bivacchiamo, non ho
voglia di scrivere: mi addormento subito. Ed è duro, dopo,
svegliarsi. Meno male che quando passiamo nei villaggi la gente
ci aiuta a portare il peso. Le ragazze soprattutto. Ho conosciuto
quattro donne deliziose: la signora Que, la signorina Dao, e le
bambine Cuong e Duong. Si sono divise il mio peso e me
l’hanno portato per tre chilometri.
26 OTTOBRE. Dopo colazione abbiamo proceduto per Hung
Dao. La gente ci salutava calorosamente come se fossimo
vecchie conoscenze. Ho mangiato e dormito in una casa del