Page 120 - Oriana Fallaci - 1968
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tornando normale: le uova son scese a trecento lire l’una, il pane
                ha un prezzo decente, e per avere il riso non si deve più far la

                coda. Ma allora perché continua a tuonare il cannone? Perché
                intorno  alla  sede  della  radio  e  della  TV  le  barricate  si  sono

                raddoppiate?  E  anche  intorno  alle  caserme,  ai  ministeri,  al
                palazzo del governo? Altro filo spinato e, in più, sacchi di rena.

                È aumentato il numero delle sentinelle e, se esci dal centro, ti
                accorgi che la popolazione non aspetta il coprifuoco delle due

                per  barricarsi  in  casa,  a  mezzogiorno  ha  già  sbarrato  porte  e
                finestre. Perché?
                    Dopo  il  volo  con  l’elicottero  sono  andata  alla  pagoda  An

                Xuang, quella del venerabile Tri Quang. Tri Quang è scappato
                perché lo accusano di aver favorito i vietcong e la pagoda non

                esiste  più  fuorché  nella  facciata  bucata  di  colpi.  Della  stanza
                dove lo intervistai e dove mi dette la lettera da portare al Papa è
                rimasta solo una parete: quella dov’era appoggiato il tavolo con

                la  fotografia  di  Gandhi.  Dinanzi  a  tanto  disastro  sostava  una
                piccola folla e un cantastorie cantava qualcosa che assomigliava

                a una canzone di guerra. Ho chiesto al mio interprete di tradurre
                ciò che cantava e lui, con un lampo di terrore negli occhi, s’è

                rifiutato. Ma ho capito lo stesso quel che il cantastorie cantava
                quando la folla gli ha fatto cenno di smetterla: agitando le mani

                o portando l’indice alle labbra. No, la battaglia di Saigon non è
                per niente finita. S’è solo interrotta, è solo incominciata. Corre
                voce che grandi quantità di esplosivo e di armi siano di nuovo

                nascoste nelle case e nei cimiteri. Di certo ho visto molte tombe
                scoperchiate o coperte di terra fresca. Racchiudevano davvero

                cadaveri? Corre voce che tra gli evacuati di Cholon ci fossero
                molti  vietcong  che  ora  girano  indisturbati  per  la  città:  hanno
                imparato a conoscerla, hanno imparato perfino a camminare coi

                sandali  giapponesi  senza  bisogno  di  legarci  il  filo  intorno  al
                tallone.  Corre  voce  si  stiano  organizzando  per  il  prossimo

                attacco.  Gli  americani  sostengono  che  esso  potrebbe  avvenire
                fra quindici giorni come fra un mese o fra tre. Di sicuro c’è solo

                che avverrà.
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