Page 109 - Oriana Fallaci - 1968
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vietcong calzano i sandali Ho Chi Minh, che sono comodi e
permettono di correre. Ma sono anche riconoscibili: chiunque sa
che i vietcong calzano i sandali Ho Chi Minh, e così al posto di
quelli avevano comprato i sandali giapponesi che vanno di
moda a Saigon. Sai, quelli che imprigionano l’alluce e il collo
del piede, però il tallone resta libero, e se non sei abituato a
portarli li perdi. Per non perderli avevano legato un filo di spago
intorno al tallone, ma neanche con quello camminavano bene,
sicché molti camminavano scalzi, portando i sandali nuovi in
mano o sulle spalle. In mano avevano anche un pacchettino di
cibo: s’eran portati il cibo per resistere due giorni. Se i poliziotti
di Saigon fossero solo un poco più svelti, non avrebbero
impiegato molto a capire che c’era qualcosa di strano in quei
gruppi vestiti a festa, con le scarpe in mano e il pacchettino di
cibo. Erano tutti contadini. Il Fronte nazionale di liberazione
aveva accuratamente scartato quelli che erano già stati a Saigon
e tutti giungevano per la prima volta in città. Non sapevano
nulla di come funziona la vita a Saigon, il traffico a Saigon, il
terrore a Saigon. Non avevano mai visto edifici così alti,
automobili così numerose, donne così ben vestite, strade così
larghe. Conoscevano solo le campagne, i viottoli, la guerra fra
gli alberi e i campi di riso, sapevano solo una cosa: che
venivano «a liberare Saigon». I comandanti gli avevano detto
«andiamo a liberare Saigon» e loro non s’erano posti nemmeno
il problema di riuscirci o no: combattevano da anni per questo,
ed erano pronti a morire. Nei gruppi c’erano anche molte donne.
In media, una donna ogni cinque uomini. Le donne erano vestite
col costume nazionale: pantaloni neri e tunica lunga fino ai
piedi, svolazzante. Per riconoscersi, per non spararsi fra loro,
portavano solo un nastro rosso da attaccare alla manica sinistra
della camicia. Alcuni lo avrebbero attaccato con gli spilli da
balia, altri con un pezzo di spago. Pochissimi con l’ago e il
cotone.
Le armi erano entrate in città già prima. Intere o smontate,
quasi sempre nascoste nei carri di fiori che all’alba giungono