Page 67 - Le canzoni di Re Enzio
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Rollando dice: «La vostra ira è grande...»
«Perché non quando vi pregai sonaste?
La virtù vostra a tutti noi fu male.
Morrete e voi: ben questo è peggior male!
Avanti sera ci dovrem lasciare...»
E l’un per l’altro ecco sospira e piange.
AOI
VI. L’ACCORDO
Anche Enzio re non sa perché, ma piange,
volto alla terra che riluce al sole.
Sul colle ei, forse, vede il suo fratello
il gentil re, tra i raggi dell’occaso.
Dice Anibaldo: «Fuggi in Puglia, e passa
il mare, e trova il Despoto d’Epiro».
Il suo cavallo chiede il re, da guerra.
Dice Anibaldo: «Trova la tua donna;
porta i tuoi figli (Enzo ha due anni) in salvo».
Monta a cavallo e cinge, il re, la spada.
Dice Anibaldo: «Miglior tempo aspetta!
Vano è pugnar contro la rossa croce».
Il re Manfredi prende dalla mano
d’uno scudiero l’elmo, su cui posa
la sua grande aquila d’argento.
Rimira a valle. Presi o morti i Lancia,
sgozzati a terra i biondi cavalieri,
fuggono in Puglia, fuggono in Abruzzi
gli altri baroni. Al cielo va Mongioia!
Risuona il ponte presso Benevento
sotto scianguati cavalieri in fuga.
«Mal sia di te, soldano di Lucera!»
Ma egli, il figlio dell’imperatore,
la reda dell’imperator di Roma,
è in cima al colle, sul destrier che raspa.
Egli è lassù che mira la sua rotta,
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