Page 70 - Le canzoni di Re Enzio
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A trenta leghe il suono ne rimbalza.
            L’imperatore ode la voce chiara.

            «Se non è tuono, se non è valanga,
            è la mia gente, questa, che ha battaglia».

            Ferma il cavallo, sosta in una landa.
            Sul capo suo palpita l’orifiamma...

            AOI



            «Che avviene là?» domanda Enzio. Nessuno
            sa, là nel regno, dei due re, che avvenga.

            Il giorno cade, e il sole tinge in rosa
            la torre al sommo, che prigione ei prima

            vide lanciarsi su nel cielo azzurro,
                       venendo dal Castel d’Unzola.



            Rollando prende tutta la sua lena:

            nell’olifante con furor l’avventa.
            La fronte crepa, scoppiano le tempia.

            Sono alti i monti; ma la voce immensa.
            La voce va, nell’alto ciel dilegua,

            passa all’imperatore sulla testa.
            Non è valanga, è altro che tempesta!

            Ei fa sonare tutti i corni a guerra.
            Volge il cavallo, volge a lei la schiera.

            «Rollando chiama! Uomini, all’arme e in sella!»
                       AOI






                                      VIII. IL SACRO IMPERO



            E suona la campana del Comune
            a tocchi tardi. Ella è sonata a soga.

            Buon artigiano, cessa l’opra: è notte.
            Uomo dabbene, torna a casa: è buio.

            Il bevitore esca dalla taverna.
            Chi giuoca a zara, lasci il tavoliere.

            Uscite, o guaite, per veder se alcuno
            va per la terra senza lume o fuoco.




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