Page 72 - Le canzoni di Re Enzio
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ritorna, imperatore santo!
Viene. Non è ancor giorno né più notte.
Splendono già le punte delle lancie,
lucono gli elmi, brillano gli osberghi,
elmi ed osberghi e scudi pinti a fiori.
Si vedono ondeggiare i gonfaloni
appesi all’aste, rossi azzurri e bianchi;
su tutti i gonfaloni è l’orifiamma,
quella che un giorno si chiamò Romana.
Tutti a cavallo i popoli del mondo:
in mezzo a loro è Carlomagno.
L’imperatore! Ha conti e duchi intorno,
vescovi armati, con le mitrie d’oro.
L’imperatore ha gli occhi al sol levante,
l’arcangelo gli dice: Ave! all’orecchio.
È bianco, è vecchio di cinquecento anni;
la barba in fiore ha stesa sull’osbergo.
I centomila, in segno di gran duolo,
fuori dell’elmo hanno la barba bianca.
Va, giungi al campo ove morì Rollando,
imperatore! imperatore!
Va, ma non giunge. È brusìo d’ombre vane
ch’ode re Enzio, quale in foglie secche
notturna fa la pioggia e il vento.
LIBERTAS
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