Page 68 - Le canzoni di Re Enzio
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con l’elmo in mano, e l’aquila d’argento
arde e sfavilla al sole che tramonta.
E il re prigione del Comune ascolta
la voce quale d’un profeta:
Quel che Dio mise in nome suo, vien presso;
dà degli sproni d’oro nel destriero.
«Non ira mala sia tra voi, vi prego.
Per Dio vi prego: è il nostro giorno estremo.
Sire e compagno, qui morire è certo.
Dell’olifante il suono andrà disperso.
N’udrà, sì, forse il suono, n’udrà l’eco,
ma non verrà l’imperatore a tempo».
AOI
«Dategli fiato tuttavia, Rollando,
poi che l’udrà l’imperator lontano.
L’udrà sul capo gemere d’un tratto,
ed, a vendetta far di noi, verranno.
Discenderanno tristi da cavallo,
ci troveranno morti per il campo;
raccatteranno il nostro corpo e il capo,
sopra i somieri li porranno, in pianto».
AOI
«Faranno il pianto con affanno e doglia,
sopra il somier ponendo una tal soma!
Ci deporranno in qualche ombrosa chiostra,
col lume acceso all’arco della soglia.
O qui su noi porranno una gran mora,
non cane o lupo mangi le nostre ossa;
non le nostre ossa bagni qui la pioggia,
non nella fossa il vento qui le muova».
AOI
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