Page 50 - Le canzoni di Re Enzio
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O sfogliatrice che canti sull’olmo,
            come un uccello, quando cade il sole,

            scendi; tu puoi partire, anche restare:
            all’osilino alcuno avrì l’usolo.

            Il drago è morto, o Santa Filumena;
            più non ti mangia al fine della tela.

            Non planzer più: torna ‘l to Sire: canta!
            Specchiati nelle lacrime ch’hai sparse,

                       e va’, ti lava alla fontana.



            Va Flor d’uliva in Savena la verde:
            in un boschetto si mette ad andare.

            Scioglie i capelli, lascia giù le vesti,
            scende nel rio, tutta si spruzza d’acqua.

            E l’oseletto udì cantare un poco,
            piano e segreto, che nessun l’udisse.

            Ma ella intese ch’era ‘l lusignolo
            di caiba uscito e ritornato al broilo,

                       all’acqua, al verde, all’ombra,
                       al sole, al sole et all’amore.





                             IX. LUSIGNOLO E FALCONELLO




            Or ella va con la canestra in capo,
            lungo la verde Savena, ai serragli,

            alle aspre porte, alla città turrita,
            recando l’uva paradisa, d’oro.

            Ora non canta: canta sì la verla;
            fischiano sì le pispole di passo;

            anco le rondini: elle vanno in branco
            dolce garrendo a ripulirsi al fiume.

            Vede ella i meli rosseggiar di pomi,
            vede curvare i peri a terra i rami;

            l’api bombire, ode ronzar le vespe
            e i calabroni in mezzo al dolce fico.

            Ella non canta, ma le canta il cuore,
            che c’era un re ch’era di giorno un uomo,




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