Page 47 - Le canzoni di Re Enzio
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mentre i placidi bovi muggiranno.
Egli, il Dio vero, l’Uomo Dio, soave,
ci dirà pace, ci dirà: Son io.
- Vieni con noi, vieni a mangiar la Pasqua,
siediti a mensa, ché l’agnello è pronto.
Non ha tra noi maggiore né minore.
Tu non volevi né mangiar l’agnello
né bere il vino, prima che il tuo regno
venisse in terra: ecco, è venuto. —
Libertà! Noi lo condurremo, il Cristo,
al suono vago della Martinella.
Lo condurremo nelle aperte piazze,
dove è pur lunga l’ombra delle torri,
al monte, al piano, sotto le castella
covi di falchi, presso i monasteri
ricchi di grasce; nelle chiese il Cristo
noi condurremo. Cedano i serragli!
Le porte aprite! Alzate i ponti! Ei viene.
Niuno ritenga ciò che fu ricompro:
è qui Colui che n’ha disborso il prezzo:
Dio! Viene al suono della Martinella,
al nostro grido, sul Carroccio nostro.
Fatevi incontro, a lui gettate i rami
d’uliva, a lui stendete le schiavine
per terra, a lui gridate, Hosanna!
Libertà! Posa il grido qual del rombo
d’un branco in cielo un cinguettìo rimane
minuto in terra. Sono tutti gli occhi
pieni d’una lontana visione.
È il Paradiso. Non vi son manenti
od arimanni. Ogni uomo è uomo.
Ogni uomo ha la sua donna, i figli suoi, la casa
sua. Sbalza lieto dai tuguri il fumo.
S’ode una voce ch’è nel cuore, e sembra
quella di Dio, quale s’udiva allora:
- Fa ciò che vuoi: non puoi voler che il bene! –
G. Pascoli - Le canzoni di Re Enzio 43