Page 43 - Le canzoni di Re Enzio
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onti di miele, e tôrre lor la vita,
                       oh! senza libertà non cara...»



            Più forte vento urta le foglie, squassa

            li alberi, tutto agita il bosco, e passa.
            Fatto silenzio, alto e soave parla

            il Podestà: «Dunque in onor del Cristo,
            e della Madre, ed in onore e prode

            della Città del Popolo e Comune,
            piacciavi: quei che vivono e vivranno,

            dentro le mura e fuori delle mura,
            e ora e sempre, liberi sien tutti,

            e sia la loro libertà difesa
            dalla Città dal Popolo e Comune.

            E niuno, laico o clerico, più osi
            muover quistione ad affermar che alcuno

            sia servo o serva della sua masnada.
            E niuno più porti sul collo il giogo,

                       o lieve o grave, o legno o ferro».





                                            VI. IL PARADISO



            E sorge il savio Rolandino, e parla:

            «Dio, l’uomo all’uomo toglie a forza il dono
            che come padre che partisce il pane

            tra i figli, giusto hai tu tra noi diviso:
            la libertà. Ché, come volse i passi

            altrove il padre, ecco il fratello grande
            strappa il suo pane al piccolo fratello.

            Ma tu, Dio, vedi, e vieni, e togli, e rendi.
            Nel suo giardino, nel suo monte santo,

            Dio pose l’Uomo. Con l’eterne mani
            vi avea dal cielo trapiantato i rami

            de li odoriferi alberi, e gettato
            i semi colti nelle stelle d’oro.

            E v’era in mezzo una fontana viva
            che l’irrigava, donde escono i fiumi




        G. Pascoli - Le canzoni di Re Enzio                                                                   39
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