Page 41 - Le canzoni di Re Enzio
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ed ella, oisé dolente e grama!
le ha plante, per l’amor suo, tutte.
Non plange più, le ha plante tutte
dal core per l’amor so bello:
rimane lì presso ‘l lavello,
con le so lagrime rimane; ...
le so lagrime vane.
V. IL CONSIGLIO DEL POPOLO
Lente il domani sulla città rossa
suonano le campane del Comune.
Suona la grande, suona la minore:
chiamano ognuna il suo Consiglio a’ brievi.
Dice la gente: «Forse re Manfredi,
fatto suo stuolo, è per guastar la terra?»
Chiama i Consigli con le due campane
il Podestà Manfredi da Marengo.
Vanno i Seicento, vanno i Cinquecento
a quelle voci, e vanno l’Arti e l’Armi,
coi lor massari, e salgono le scale
de’ Primiceri con brusìo velato.
Entrar li vede il Popolo, mentr’esce
di casa o chiesa; che non sa, ma fida.
Li vede entrare, e vede Bonacursio
che ferreo sta sul limitare.
E nella sala grande del palagio
sono i potenti Consoli ne’ loro
panni rosati, con la lor famiglia
di zendal bianco divisata e rosso.
Gli adiutatori siedono e i notari
e il cancelliere, e dritti, con le mani
nelle capaci maniche, due frati,
un bianco, un bigio, un con la croce rossa
cucita al petto, un con la corda ai lombi.
Il Podestà siede nel mezzo: aspetta.
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