Page 37 - Le canzoni di Re Enzio
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Strappa da terra Flor d’uliva il grande
tasso barbasso, e va con quello, e prende
via per un infinito colonnato
d’aerei pioppi, volto ad oriente.
Odora la viorna e la vitalba.
E s’incammina incontro all’alba.
Batte tre volte l’ali un gallo, e canta:
cantano tutti, nelle case, i galli.
E li aierini, del color dell’aria,
frullano via, dando una scossa ai pioppi.
Lasciano un po’ di rugumare, a lungo
mugliano i bovi, poi che il cielo imbianca.
La schiava inalza il verde cero, ch’arde,
inalza e scuote il gran tasso barbasso;
e le fogline de’ suoi fiori aperti
piovono giù come faville gialle.
- O Sole! O Sole! Ricomincia il giro!
Temevi forse qualche tuo nimico?
Libere omai sono le vie del cielo.
Sta’ su nel cielo un poco meno, e posa
un poco più; ma non sostar: cammina!
Seccaci, a tempo, nelle spighe il grano,
mettici, a tempo, dentro l’uve il vino.
O indugïasti per un sandaletto
d’oro, che in prima pàrveti una stella?
Il poco indugio sia con nostra pace;
ma ora muovi! Anche noi s’ama, o Sole! –
Ed ecco il cielo si converte in rose,
in rose e oro; i pioppi ardono in vetta;
a Flor d’uliva, come gemme, in capo
brillano mille gocciole di guazza.
Si leva il sole. E li uccellini in cova
tre volte girano sull’ova.
Allegra poi con la canestra in capo
va Flor d’uliva, e due panieri al braccio.
Vanno con lei le serve del contado.
G. Pascoli - Le canzoni di Re Enzio 33