Page 39 - Le canzoni di Re Enzio
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In una piazza ella riposa un poco,
            depone un poco la canestra, e guarda.

            In alto guarda, e si ravvia sul capo
                       i ricci pésti dal corollo.



            Dalla finestra uno la chiama: «Ehi! tosa!»

            S’avvia la tosa con le dolci frutta
            e con li odori, e sulla porta un vecchio

            vestito a festa: «Va pur su» le dice:
            «è misèr Piero, Pier de li Asinelli».

            Dice Zuam Toso; ed ella ascende, ed entra
            in una sala piena di signori,

            seduti, in piedi; e ode basse voci
            gridare, Azar! a tavoliere.



            Sur una panca giace un cavaliere,

            con gli occhi chiusi, bianco il viso, bionde
            ciocche scorrenti tutto intorno a onde.

            «Re Falconello?» ella domanda; e Piero,
            scegliendo fiori e frutta: «Falconello,

            coi geti al piede!» Dorme il re: d’un tratto
            sente un odore di verziere e d’orto,

            e vede fiori frutta alberi strade,
                       e vede campi e fiumi, e il sole!



            Sorride un poco, apre le nari, e dorme.

            E Flor d’uliva scende più leggiera
            e più pensosa. Pensa al Falconello

            coi geti al piede, così bello e blondo.
            Ritorna, e canta nel ritorno, e in cielo

            soffiano i lampi e qualche tuon bombisce.
            E dice alcuno che il maltempo esplora:

            «Par di sentire l’allodetta santa,
                       che in cielo, tra due tuoni, canta».



            Lunga è la via, non è la via dell’orto!

                       Deh! la gran pieta del Re Morto!
                       Elli era bello, or è più bello.




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