Page 40 - Le canzoni di Re Enzio
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Zase scoperto in t’un lavello;
una fontana i geme appresso.
E sul lavello un arcipresso
tene una secchia appesa ai rami,
che dice: Vuoi ch’e’ viva e t’ami?
empi me di lagrime amare.
Cascano già gocciole rare e grosse.
Chi ha tante lagrime amare?
Ed ecco un dì vene una sclava,
e vede il Re morto che amava,
né il Re lo seppe a la so vita.
Prende la secchia intarmolita,
e se la pone tra i ginocli:
tre dì vi mesce giò da li ocli,
l’ha quasi empita del so planto.
Rimbalza su la polvere che odora.
Si specchia allora nel so planto:
si vede sozza, scarna, trista.
«Deh! como sosterrà mia vista?
Eo vuo’ lavarmi alla fontana».
Vi va, chè la non è lontana;
si lava: anche i cavelli scioglie;
si mira; anche due flori coglie;
fiori di menta e di ginestra.
La pioggia scroscia sulle larghe foglie.
Flori di timo e di ginestra,
flori per una ghirlandetta;
poi torna al so gran planto, in fretta,
che forse non ne manca un dito...
La secchia è colma, il Re sparito!
Un’altra sul suo pianto ha pianto;
ha tratto il morto Re d’incanto,
con quattro lagrimette stente.
Con quattro lagrimette stente
s’è tolta ‘l blondo Re ch’ell’ama,
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