Page 45 - Le canzoni di Re Enzio
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Fu tutto il mondo l’orto di Dio chiuso.
I quattro fiumi lo partian; ma ora
moveano rossi sotto il cielo azzurro.
Uomo, lavora e canta! Or ti sovvenga
dei canti uditi nella grande aurora
dell’universo. È tuo fratello il sole.
La terra, tu la solchi, ella t’abbraccia,
ché voi vi amate. Abbi il sudor sul volto,
ma come la rugiada sopra il fiore.
Sia l’arte buona presso te. Lavora
libero. Tutto ora vedrai ch’è buono
ciò che tu fai, come vedea, creando,
Dio. Cogli i fiori e fattene ghirlanda,
o uomo, all’ombra della Croce!
O Croce rossa, rossa come il sangue
sparso da Dio, Croce per cui vincemmo,
cauta nel monastero di Pontida,
alto schioccante sul Carroccio ai venti,
o Croce tratta da’ placidi bovi
tra spade e lancie, tra le grida e il sangue;
o Croce nostra, noi di te siam degni.
Questo Comune, ch’ha interrotto il vento
imperiale, ch’ha spezzato l’arco
di Federigo, ch’ha gittato il rugghio
solo tra i tanti, ch’ha recinto al fianco,
non targa e scudo, ma cultello e spada,
il suo diritto, ora, di tutti il primo,
adempia il verbo, e dica a tutti il vero:
che il Redentore ancor non è là, dove
ancor non è la libertà!»
VII. LA LIBERTÀ
Libertà! Su, sbalzano l’Arti e l’Armi,
stanno i Seicento, stanno i Cinquecento,
tendono, stanti, i Consoli le braccia
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