Page 49 - Le canzoni di Re Enzio
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Tu che nel battifredo del convento
suoni compieta, onde s’attrista il cuore
del peregrino, ché quel suon lontano
ciò gli ricorda ch’è vie più lontano:
a festa suona, per Gesù risorto.
Monaci salmeggianti, Egli è risorto,
e viene a tôrre i figli suoi, che i campi
v’arano e l’orto zappano e la legna
gemendo tagliano nel bosco.
Voi che nei torracchioni del castello
vegliate in armi tra il guattir dei falchi,
biondi arimanni, servi di masnada:
in libertà, mastini alla catena
del valvassore! Siate falchi: è meglio.
Via, biondi falchi, dal castello al bosco!
E della vostra fiera gioia empite
la solitudine dell’aria.
Fuochi di gioia, ardete sulle cime!
Dov’ora sola la Limentra scroscia
e muglia il Reno, e il vento urta nei faggi
simile a un folle, fumeranno grigi,
in mezzo all’albeggiare della neve,
nuovi tuguri. E v’arderà perenne
sul focolare il figlio di due selci
battute sopra un’ara dalle grandi
silenti vergini di Roma.
Fuochi di gioia, ardete in mezzo all’aie
delle pianure! Ché non più, seguendo,
la stiva in mano, i due gementi bovi,
l’uomo dirà: — L’aratro, i bovi e l’uomo,
son tutti cosa che si compra e vende. –
La sfogliatrice non dirà sfogliando:
- Di qui né io né l’olmo può partire:
olmo, bell’olmo, noi ci somigliamo.
Io canto, anche tu canti, al vento. —
G. Pascoli - Le canzoni di Re Enzio 45