Page 21 - Le canzoni di Re Enzio
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che muta vista ogni filar di viti,
            tra cui si spande il pero e il pesco, e il melo

            colora i pomi del color dei fiori.
            E ti saluti, non la procellaria,

            bensì la quaglia che tra il grano ha il nido.
            E i bimbi ver’ te strillino, e dai solchi

            parlino a te col lieto muglio i bovi.
            E gioia all’alba dica, e dica a sera

                       pace, la Martinella.





                                                  VIII. IL RE



            Ma uno squillo suona al ciel, di guerra,

            come uno strillo d’aquila sul monte.
            I cavalieri levano la spada

            ed i gonfalonieri il gonfalone.
            Levano il duro pungolo i biolchi,

            e i trombettieri imboccano le trombe.
            Tutti si son branditi dentro l’arme.

            Per tutto è corso un brivido di ferro.
            Spiccia dagli occhi a donne e vecchi il pianto.

            Sboccia tra i labbri de’ fanciulli un grido.
            O patria! O grande, forte, unica! I cuori

            sbalzano al primo cigolìo di ruote,
            già; quando gli occhi dei fanciulli, quando

            le donne e i vecchi, quando tutti, a piedi
            ed a cavallo, con le trombe in bocca,

            coi gonfaloni, con le spade in mano
            o sulle spalle, e i pungoli e le lancie,

            tutti, ma uno, in suo pensiero, ognuno,
            come ad un cenno, nel silenzio grande,

                       si volgono all’Arengo.



            Pare che passi un soffio di grandi ale.
            Forse è il lor tacito ànsito che s’alza.

            Premono in cuore l’ululo i biolchi,
            i trombettieri tengono lo squillo.




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