Page 20 - Le canzoni di Re Enzio
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pioppi del Po, scolte del re dei fiumi.
            Nelle vigilie parlano tra loro,

            sommessamente per la bianca strada,
            che va sui ponti eterni dall’Eridano

                       a un Arco trionfale.



            Strada non è, ma grande fiume anch’essa.
            È la sua fonte appiedi d’una rupe

            di Roma, presso il tempio di Saturno,
            il vecchio Dio. Nasce a una pietra d’oro.

            E prima specchia urne d’antichi morti,
            di cui non sanno che i cipressi il nome!

            Poi sbocca ai campi, sale ai monti, fende
            le roccie, inoltra per le sacre selve;

            finché dall’Arco del trionfo sgorga,
            Po, nel tuo regno, ch’ha per guaite i pioppi.

            Né più ravvisa le città d’un tempo.
            Ora riflette aspri serragli, torri

            merlate, cerchi di massicce mura
            e chiese ed inquieti battifredi.

            Tutto è mutato. Pure il sacro fiume
            che nasce appiè del Campidoglio, ancora

            porta notturno le memorie a flutti
            con cupa romba... Va pel fiume eterno,

            o nave nostra, con la vela nuova
                       all’albero maestro!



            Non per un fiume; per un mar tu varchi,

            nave fornita d’ogni fornimento
            per il passaggio. Un mare ti circonda,

            uguale, immenso, e sempre a gli occhi ondeggia:
            un mare biondo e tremulo di spighe

            d’onde s’esala già l’odor del pane,
            un rosso mare di trifoglio, un mare

            verde di folta canapa, un celeste
            mare di lino, cielo sotto cielo,

            e bianche in mezzo nuotano le culle.
            E varca, o nave, pel fecondo mare




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