Page 24 - Le canzoni di Re Enzio
P. 24

del sacro impero?» Il conte apre la bocca.
            Buoso tentenna il capo e non risponde.

            S’odono i duri passi de’ custodi
            fuor delle porte, e il busso de’ ronconi

            sul pavimento. La città par vuota.
                       Esclama il Re: «No: veglia!»



            Dalla città par la città lontana.

            Non s’ode più di tante squille e trombe
            che una campana, e il busso de’ ronconi

            sul pavimento e il passo de’ custodi.
            Aggiunge il Re: «Per una nube credi,

            o Buoso, tu, non sia più cielo il cielo?»
            Tentenna il capo Buoso da Dovara.

            «Conte Currado, ben mio padre ha detto,
            come tu sai, bene il sereno Augusto

            scrisse: — Faceste corna, o voi, di ferro,
            con cui credete ventilare il mondo!

            Alcuno ascese per cader più d’alto.
            Voi fate feste e vanti coi fratelli

            vostri Lombardi: ripensate al nostro
            grande avo; addimandatene i fratelli... —

            Conte, e’ le corna frangerà di ferro!»
            Il conte un poco apre le labbra, e tace.

            Stanno i custodi, è ferma la campana.
            Non s’ode più che il paternostro, in piazza,

                       d’un cieco senza guida.



            Enzio a sé ode i battiti del cuore.
            Pensa a suo padre. Federigo Augusto

            è come Dio, tacito sì ma insonne.
            Forse e’ s’aggira col possente stuolo

            presso la cerchia di città ribelli.
            Cesare in armi scorre per l’impero.

            Vengono al suon de’ timpani gli arcieri
            arabi snelli, e grandi cavalieri

            monaci assòrti ne’ lor tetri voti;
            Normanni biondi della Conca d’oro




        20
   19   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29