Page 28 - Le canzoni di Re Enzio
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E il peregrino v’ode il soffio eterno
            dell’Infinito, che lo tocca in fronte

                       come soave vento..





                                                 XI. IL PAPA



            E il vento soffia, dell’autunno, e stacca

            le foglie ai pioppi della strada e a gli olmi,
            di quando in quando. Cadono le foglie

            stridule sopra le armi e sul Carroccio.
            Ecco e il Carroccio e il Popolo s’arresta;

            e lancie e spade sono volte a terra.
            Sonate, o trombe! Squilla, o Martinella!

            Inchina a lui la pertica il Carroccio.
            Son là di contro i sacerdoti rossi,

            vescovi, preti, diaconi di Roma.
            Guatano appena, parlano tra loro

            sommesso e grave, o coi marchesi e conti
            lor lancie e spade. Vinsero. Per loro

            Dio combatté. La fronte atterra e gli occhi
            muto solleva il Popolo di ferro,

            lassando i suoi ronconi e talavazzi.
            Tra il rosso delle porpore, tra il lampo

            d’armi dorate, alto tra terra e cielo,
            in faccia a lui ravvolto nel suo pallio,

            è, tacito, il Gran Prete.
            È il successore di Simon Bar Iona

            che a Gesù disse primo: «Tu se’ Cristo!»
            di Pietro a cui lasciò le chiavi in terra,

            del cielo, il Dio che ritornava al cielo.
            È il Cristo che rimuore e che risorge

            perennemente, è il Cristo del Signore,
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            l’Unto nel capo, il Verbo che rimase
            in terra Carne, e che tra noi dimora.

            Di qua da Dio, di là dall’Uomo, è l’Uno
            degli invisibili angeli più grande,




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