Page 13 - Le canzoni di Re Enzio
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dove son più le compagnie dell’arti?
dove son più le compagnie dell’armi?
Non ci son più, che donne inginocchioni;
chi sa, se mogli, se ancor madri, o nulla?
e fanciulletti; e fanno male al cuore,
ché giocano al Carroccio! —
Resta il Carroccio all’ombra dell’Arengo.
Ora s’adorna dei suoi scudi in giro:
l’Aquila, il Pardo, il Grifo, il Toro, il Cervo
ed il Leone; Spade, Schize, Sbarre.
Fiorisce il carro di color di cielo,
di sangue e d’oro. Fascie bianche e nere
paion da un canto ricordare un lutto.
Guardano i vecchi, rissano i fanciulli,
ché in cuore ognuno ha una di quelle arme,
forse la Branca, oppur la Stella d’oro.
Anche i Lioni, senza più criniera,
lioni vecchi, odiano il Grifo alato,
o chiusi nel turrito lor Castello,
sdegnano i Vari e schifano i Balzani.
Uomini in tanto drizzano l’antenna
sopra il suo piede, e funi tese e nervi
tengono fermo l’albero sul carro.
Un lieve tocco dà la Martinella,
e bianca e rossa ondeggia in alto al vento
l’insegna del Comune.
Guardano, or sì, vecchi e fanciulli, in alto.
Le donne in cuore hanno finito il pianto.
- Quando tu parti, teco viene il tutto:
poniam su te tutte le vite nostre.
Le nostre vite porti uguali unite:
carico vai di grappoli e di spighe.
Quello che fummo e quello che saremo,
tranano i lenti e forti bovi al passo.
Carro, tu sei l’arca del nostro patto,
tu sei l’altare della nostra legge.
La messa e il vespro sovra te si canta,
G. Pascoli - Le canzoni di Re Enzio 9