Page 95 - Canti di Castelvecchio
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66. Giovannino

              In una breccia, allo smorir del cielo,
            vidi un fanciullo pallido e dimesso.
            Il fior caduto ravvisò lo stelo;
            io nel fanciullo ravvisai me stesso.
            Ci rivedemmo all'ultimo riflesso;
            e sì, l'uno dell'altro ebbe pietà.
              Gli dissi: - Tu sei qui solo soletto:
            un mucchiarello d'alga presso il mare.
            Hai visto un chiuso, e tu non hai più tetto;
            di là c'è gente, e tu vorresti entrare.
            Oh! quella casa è senza focolare:
            non c'è, fuor che silenzio, altro, di là. -
              Scosse i capelli biondi di su gli occhi.
            - No! - mi rispose: - là c'è il camposanto.
            Tua madre ti riprende sui ginocchi;
            tu ti rivedi i fratellini accanto.
            Si trova un bacio quando qui s'è pianto;
            si trova quello che smarrimmo qui. -
              - O fior caduto alla mia vita nuova! -
            io rispondeva, - o raggio del mattino!
            Io persi quello che non più si trova,
            e vano è stato il lungo mio cammino.
            A notte io vedo, stanco pellegrino,
            che deviai su l'alba del mio dì!
              Felice te che a quello che rimpiango,
            così da presso, al limitar, rimani! -
            - Misero me, che fuori ne rimango,
            così lontano come i più lontani!
            Alla porta che s'apre alzo le mani,
            ma tu sai ch'io... non posso entrarvi più.
              S'apre a tant'altri gracili fanciulli,
            addormentati sui lor lunghi temi,
            addormentati in mezzo ai lor trastulli;
            s'apre appena e si chiude e par che tremi:
            assai se, là, venir tra i crisantemi
            vedo la rossa veste di Gesù!... -


















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