Page 97 - Canti di Castelvecchio
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E la Terra sentii nell'Universo.
Sentii, fremendo, ch'è del cielo anch'ella.
E mi vidi quaggiù piccolo e sperso
errare, tra le stelle, in una stella.
68. Tra San Mauro e Savignano
Una voce ora udii nel camposanto.
- Dal tetro sonno in pieno dì mi scosse
un lungo squillo che parea di pianto.
E... Oh! speranza del mio cuor superba!
I miei cari lasciai nelle lor fosse
dormire avvolti in bianche fibre d'erba.
Cantavano un soave inno le trombe,
di pianto e gloria; ed echeggiava lento
su l'immobilità delle altre tombe.
La mia sussultò sola. Era d'un grande
popolo il passo... mi parea che al vento
s'esalasse l'odor delle ghirlande...
Chi venne in pia soavità di rose
alla sua pace? Forse... Ora che ai vivi
apri l'anime, o notte, ombri le cose;
vado: la voglio rimirar, con l'orme
del pensiero ma già sui semprevivi
calma, la fronte di colui che dorme.
Odor di fiori mi conduce ov'egli
dorme... Non è chi mi sperava il cuore.
Non è. Non è... Ma chi sei tu? Tu vegli!
Oh! non hai pace!... Io so chi sei... chi eri.
Tu sei colui che uccide e che poi muore.
Oh! son anni, son anni anni... Fu ieri.
Tu non hai fatto che bagnar la fossa
tua del mio sangue. E tu davi la morte
che ignoravi? Ma eri anche tu d'ossa.
L'uomo non ti punì? Tu dalla vita
giungi tra i fiori? Hai oggi dalla morte
la pena che sarebbe oggi finita.
Riposeresti... Oh! i figli miei! Tu giungi
or dalla vita. Alcuni già qui sono
con me, con noi. Gli altri, non so, ma lungi.
Una dormiva ancora nella culla.
Tutti piccoli, tristi, in abbandono
e scoramento... Ne sai nulla?... Nulla.
Avevi i tuoi... Ma io, io ombra esangue,
io di qui sopra le lor nude vite
getto il mantello del mio puro sangue.
Se fanno il male, li difendo io, sorto
su loro. Uomini, me me non punite,
se chi m'uccise, infuria su me morto!
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