Page 100 - Canti di Castelvecchio
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Era la messa. Santo! Santo! Santo!
Ma sul mattino ecco garrir gli uccelli:
- No: era il vento quel ronzìo che udisti,
erano pioggia quei bisbigli bassi.
Frusciavan alto i vecchi abeti tristi,
brusivan cupo i tristi vecchi tassi.
Erano foglie, foglie secche, i passi,
cadute ai vecchi tigli, ai vecchi ornelli. -
Così garrendo mi dicean gli uccelli.
E i vecchi alberi: - Il tempo, come corre!
Quel campanello era il tuo vecchio cuore,
in cui battean vecchie memorie care;
ma le altre voci, fievoli o sonore,
di noi, non le potevi ricordare...
Siamo di dopo!... A que' tuoi giorni, pare,
tutto era a prato avanti quella Torre. -
IV
Bologna, 14 novembre.
La luna par che adagio si avvicini
a San Michele, e guardi nel Convento.
No: non ci sono frati, ma bambini...
fuori del nido. Ella ristà tra il vento.
Han l'ali rotte... Ma nei letti bianchi
dormono in lunghe file, come stanchi;
stanchi di voli, ora sognati almeno,
che poi la madre li raccoglie al seno.
La luna ascolta. Non li vuol destare
ma vuol vedere; e se ne va, ma sale.
Illuminare deve i monti e il mare,
ma un raggio manda anche sul lor guanciale.
E sale il cielo, l'alto cielo buono;
cerca le stelle in cielo: dove sono?...
e corre e cerca: dove mai son elle?...
Vuol dir la cosa alle virginee stelle.
V
Bologna, 20 novembre.
Il ponte sull'Aposa
Aposa trista! Il povero al tuo ponte
sosta, e non altri. Siede sul sedile,
né guarda: non a valle non a monte:
non alle torri lunghe e sdutte, che oggi
sfumano in grigio, non a quelle file
d'alti cipressi tra i castagni roggi:
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