Page 32 - Canti di Castelvecchio
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profondità dell'infinito abisso,
            dove niuno mai vide orma di stella;
              un atomo d'un altro atomo scisso
            in mille nulla, a mezzo il dì, da un canto
            guardi la Terra come un occhio fisso;
              e venga, e sembri come un elianto,
            la notte, e il giorno, come luna piena;
            e la Terra alzi il cupo ultimo pianto;
              e sotto il nuovo Sole che balena
            nella notte non più notte, risplenda
            la Terra, come una deserta arena;
              e Sole avanzi contro Sole, e prenda
            già mezzo il cielo, e come un cielo immenso
            su noi discenda, e tutto in lui discenda...
              Io guardo là dove biancheggia un denso
            sciame di mondi, quanti atomi a volo
            sono in un raggio: alla Galassia: e penso:
              O Sole, eterno tu non sei - né solo! -

              Anima nostra! fanciulletto mesto!
            nostro buono malato fanciulletto,
            che non t'addormi, s'altri non è desto!
              felice, se vicina al bianco letto
            s'indugia la tua madre che conduce
            la tua manina dalla fronte al petto;
              contento almeno, se per te traluce
            l'uscio da canto, e tu senti il respiro
            uguale della madre tua che cuce;
              il respiro o il sospiro; anche il sospiro;
            o almeno che tu oda uno in faccende
            per casa, o almeno per le strade a giro;
              o veda almeno un lume che s'accende
            da lungi, e senta un suono di campane
            che lento ascende e che dal cielo pende;
              almeno un lume, e l'uggiolìo d'un cane:
            un fioco lume, un debole uggiolìo:
            un lumicino... Sirio: occhio del Cane
              che veglia sopra il limitar di Dio!

              Ma se al fine dei tempi entra il silenzio?
            se tutto nel silenzio entra? la stella
            della rugiada e l'astro dell'assenzio?
              Atair, Algol? se, dopo la procella
            dell'Universo, lenta cade e i Soli
            la neve della Eternità cancella?
              che poseranno senza mai più voli
            né mai più urti né mai più faville,
            fermi per sempre ed in eterno soli!
              Una cripta di morti astri, di mille
            fossili mondi, ove non più risuoni


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