Page 30 - Canti di Castelvecchio
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che per meglio vedere alzano in vano
            verso le solitarie Nebulose
            l'ardor di Mira e il folgorio di Vega.
              Così pensavo; e non trovai me stesso
            più, né l'alta marmorea Pietrapana,
            sopra un grano di polvere dell'ala
            della falena che ronzava al lume:
            dell'ala che in quel punto era nell'ombra;
            della falena che coi duri monti
            e col sonoro risciacquar dei mari
            mille miglia in quel punto era trascorsa.
            Ed incrociò con la sua via la strada
            d'un mondo infranto, e nella strada ardeva,
            come brillante nuvola di fuoco,
            la polvere del suo lungo passaggio.
            Ma niuno sa donde venisse, e quanto
            lontane plaghe già battesse il carro
            che senza più l'auriga ora sfavilla
            passando rotto per le vie del Sole.
            Né sa che cosa carreggiasse intorno
            ad uno sconosciuto astro di vita,
            allora forse di su lui cantando
            i viatori per la via tranquilla;
            quando urtò, forviò, si spezzò, corse
            in fumo e fiamme per gli eterei borri,
            precipitando contro il nostro Sole,
            versando il suo tesoro oltresolare:
            stelle; che accese in un attimo e spente,
            rigano il cielo d'un pensier di luce.
              Là, dove i mondi sembrano con lenti
            passi, come concorde immensa mandra,
            pascere il fior dell'etere pian piano,
            beati della eternità serena;
            pieno è di crolli, e per le vie, battute
            da stelle in fuga, come rossa nube
            fuma la densa polvere del cielo;
            e una mischia incessante arde tra il fumo
            delle rovine, come se Titani
            aeriformi, agli angoli del Cosmo,
            l'un l'altro ardendo di ferir, lo spazio
            fendessero con grandi astri divelti.
            Ma verrà tempo che sia pace, e i mondi,
            fatti più densi dal cader dei mondi,
            stringan le vene e succhino d'intorno
            e in sé serrino ogni atomo di vita:
            quando sarà tra mondo e mondo il Vuoto
            gelido oscuro tacito perenne;
            e il Tutto si confonderà nel Nulla,
            come il bronzo nel cavo della forma;
            e più la morte non sarà. Ma il vento


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