Page 171 - Carmina - Poesie latine
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calice, prima a fior di labbro attinto,                  355
            offerse a lui di rosso italo puro
            vino, e gli disse: «Generose genti
            come codesto vino vendemmiato,
            Re Agilulf, su colli che il sole ama,
            tu reggerai; ma l'arte dell'impero                       360
            è presso loro, e tu da lor l'apprendi».
            Fecero quindi un tempio. Era, sull'alba
            dei secoli, uno errante nel deserto.
            «Fate le vie» gridava, «e le spargete
            di palme: l'aspettato è per venire!»                     365
            Fecero a lui di marmo un tempio, e dono
            posero in esso una corona d'oro
            fulgida, cui cingesse l'aspettato,
            il re d'Italia ch'era omai per via.
            Ma l'oro puro intorno inanellato                         370
            era di ferro, che già ferreo chiodo
            fu della croce. – Oh! come tutto è vero
            Ma lo vedranno i secoli lontani.
            Vero! Alla croce sarà reso il chiodo!
            Vero! Al sovrano de' Taurini resa                        375
            sarà l'aurea corona. Egli su tutta
            l'Italia re dominerà. L'Italia
            renderà questi agli Itali e al destino.
            Ma dopo lunghi secoli con molto
            purpureo sangue, ma con fuoco e ferro! –                 380
              Allor col ferro impresero i Taurini
            a perigliar la cara vita, e sempre
            alla futura patria addimostrarsi,
            in disventura ed in povertà, forti.
            E si pareano immemori del fato                           385
            e pur del nome e dei costumi antichi
            e del linguaggio che fu già di Roma.
            Né piú le genti capo avean: l'augusta
            città fatta straniera: e valli e monti
            dell'armi ostili eran per tutto ingombri..               390
            E tramontata era la sacra insegna,
            né v'era alcuno che levarla al cielo
            potesse ancora: Donno era lontano;
            esïliato Donno era dalle Alpi.
            Presso i due fiumi, come corpo morto,                    395
            come travolto da una gran valanga,
            Toro progenitore, eri prostrato:
            quando, Testa di ferro, tutto ferro,
            alto levando, come alfieri la spada,
            puntando ai fianchi del destrier gli sproni,             400
            egli tornò. Tornava dall'esilio:
            dalla vittoria. E il popolo Taurino
            gridò: «Già viene! Ecco il signor con noi!
            Vero il tuo nome dice Emanuele!»
            Egli ristette e il suo cavallo immane                    405

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