Page 167 - Carmina - Poesie latine
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tutte, in udir, crollavano improvvise
le loro chiome tremule di pioppi.
Abbrividiano come per un blando 160
soffio di venti. Un dolce suono usciva
dalle lor foglie ov'era un usignolo.
Cosí lunghesso la lunata riva
pareano andare in compagnia, cantando.
Faceano un solo inno d'amore i puri 165
virginei canti. E tu, come una nave
bianca dall'acqua fluttuando a volo,
cantavi ancor piú forte e piú soave
le morti, o cigno, degli eroi futuri.
Gli eroi nel bosco del perenne alloro 170
erano insieme assisi al sacro fonte
dell'Eridano, e tutti, redimita
già delle vitte candide la fronte,
diceano l'inno della gloria in coro.
Anime pure, anime senza sangue 175
erano ancora, ancor sul limitare;
che alfin trovato il lume della vita,
alla lor Patria dar la vita, dare
tutto voleano alla lor Patria il sangue.
IV
Taurina gente, sacra sin dagli anni 180
primi all'Italia, o fuochi accesi in vetta
delle bianche Alpi, o saldi cuori e forti,
o guardie eterne poste a vigilare
l'estrema, immensa, ardua trincèa di Roma!
L'avea, la forza del maggior nemico, 185
varcata già la cerchia di granito,
le avea forzate l'ultime muraglie
sacre d'Italia e della sacra Roma.
Veniva già col vento e la tempesta,
invisibile in mezzo alla tormenta. 190
Sul capo suo cadeva franto il cielo
che nascondea nel polverío le turbe.
Per cime e valli andava, e il suo cammino
dalle macerie era, del cielo, ingombro.
Ma egli andava, come in un gran sogno, 195
sempre, non mai volgendo gli occhi, avanti.
Intorno a lui sonava il faticoso
nitrito de' cavalli, a cui le sabbie,
auree nel caldo anelito del sole,
rideano al cuore; avvezze a pascolare 200
sotto le palme, le turrite mandre
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