Page 163 - Carmina - Poesie latine
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INNO A TORINO
I
Toro divino ch'oltra due fiumane
giaci e, fiso nel gran murmure, guardi
l'Eridano, che passa e che rimane:
macro pascesti sotto i baluardi
donde, i Titani si sporgean, le spine 5
dei rovi, un tempo, ed il salistio e i cardi!
Ti distendevi immenso sul confine
delle montagne, nella notte, attento
tra il fioccar bianco e le tormente alpine;
facesti il nerbo di cento anni in cento, 10
solo e rubesto, caute le pupille,
sbalzando al piano, corneggiando al vento.
Amavi l'ombra, amavi le tranquille
acque e verzure; eppure avesti in sorte
la guerra eterna, dai mille anni ai mille. 15
Passavi i fiumi baldo allora e forte,
cedevi passo passo, e insanguinato
col dosso all'Alpi combattevi a morte.
Da due nemici preso a volte in guato,
di qua di là, volgevi tu d'un salto 20
a questo e quello il fiero capo armato.
Alfine come statua di basalto
tu ti piantasti quadro sulle sponde
Ticine, or pronto a rintuzzar l'assalto,
or volto verso il piano, oltre quell'onde, 25
verde, ove il tuo nemico, il tuo rivale,
erbe non sue pasceva e non sue fronde:
il collo in arco, a fronte bassa) male
pensando, e il sí nel fiero cuore e il no...
finché mugliasti, rauco, trionfale, 30
lungo; e l'Italia tutta ne sonò.
II
Quale eri tu? Non l'ITALO tu forse
che per la grande terra della sera
trasse un fatale popolo, e la corse
tutta col nome che tuttor non era? 35
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