Page 176 - Carmina - Poesie latine
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ad una mensa siedono imbandita
del pane stesso. O festa del riscatto 575
sul limitar del tempio e della vita!
O sacrifizio onde ogni dí t'elevi,
Amor, Pietà, Pace albeggiante, a volo!
O fiori umani, tremoli di lievi
petali, o fiori che ne fate un solo! 580
Viene scorrendo sulle penne, appena
battute, viene, lievemente anelo,
lo stormo e un inno per la via serena
canta, che pare un astro nuovo in cielo...
VII
E voi cantate – ché la madre Italia 585
non altre voci ode al cuor suo piú care –
cantate dunque: Italia! Italia! Italia!
Gracili voci: ma da queste pare
balzar l'eco di quelle dei grandi avi:
marcie, comandi, cariche, fanfare. 590
Dite, o fanciulli e vergini soavi,
l'Italia ch'ora è su lontane sponde:
la Patria: itale tende, itale navi.
Forse il gabbier ch'esplora ciò che asconde
la notte e il flutto, in mezzo al ciel sospeso, 595
sopra l'oscuro murmure dell'onde;
forse il vegliante bersaglier, che, teso
l'occhio nel buio, tra' palmizi esplora
un guizzo spento prima ancor che acceso;
alzano il capo a quel trillar d'aurora, 600
levano gli occhi all'improvvisa romba,
all'improvvisa nuvola canora.
– Era sepolta; e il nome sulla tomba
era la lode simile ad oltraggio:
ma balzò su, come ad un suon di tromba. 605
Balzò, sbocciò, come un fiorir di maggio.
Ecco, sublime con la spada in mano,
al mondo chiede il suo grande retaggio.
Ogni straniero ella cacciò lontano,
ogni barbarie, gli altrui mali e i suoi, 610
e il suo destino strinse a sé, romano.
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