Page 152 - Carmina - Poesie latine
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i capitelli ai cardi ispidi e duri.
Muri con archi, cui copriva il musco,
pendean crollanti, si scoteano al vento 600
ad ogni crepa le parïetarie
come ciarpame pendulo a finestre
d'un abituro. Qua le acquate al tutto
finían gli dei dipinti nella calce,
qua le ventate stridule uno straccio 605
sempre rapían da tende non piú fisse.
Scabbia di pietre, lue di sassi verdi
per tutto, ed archi che teneano ancora
sol per l'abbraccio d'edere contorte.
Credean gl'ignari di veder spelonche 610
di giganti che dopo un'ardua rissa
con massi enormi, ora, cocendo l'ira,
lontani e soli errassero sui monti.
IL SEPOLCRO DEL PRIMO EROE
Ed i pastori, come un tempo, in cerca
di preda, una spelonca aprono, un sasso 615
movendo, immenso, e vedono nel fondo
della spelonca balenare un lume.
E quindi – era un sepolcro – gigantesche
membra d'un uomo vedono, che il petto
aveva aperto da una lunga piaga. 620
Stupor li prese di quel corpo cinto
d'armi cangianti, di quel capo ignoto
dentro l'irsuta gàlea. Ché tutte
l'arme egli avea, fuor della spada, e il petto
non gli cingeva il balteo d'oro, vario 625
di spesse borchie. Sull'ignoto capo,
alto, vegliava un fuoco e gli sfiorava
l'antica piaga con l'assidua fiamma.
Un dei pastori, simile ad un Fauno,
vide fra tanto impallidire il cielo, 630
languire insiem le tenebre e le stelle.
LA LAMPADA INESTINGUIBILE
Ogni maceria gorgheggiava. I nidi
s'erano desti delle rondinelle
in fila sotto i capitelli neri.
E si vedean le macchie, e tremolando 635
splendean le cime delle selve, e i pini
alti sopra la vetta Pallantea.
Ed il pastore trasse fuori all'alba
la lampada e l'oppose al mattutino
vento. E il suo lume si sbatté, ma visse. 640
E vi soffiò con le selvaggie labbra,
e la tuffò nell'acqua d'una pozza;
ma il lume visse. Ed e' la rese ardente
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