Page 150 - Carmina - Poesie latine
P. 150

Aprile
            era vicino, era, con lui, vicino
            il dí natale della città morta.                          505
            E di narcIssi dalla chioma d'oro,
            di crochi dagli stami d'oro rise
            la solitudine, e dalle rovine
            dei templi il rosso smílace comparve;
            e le vïole al fonte di Iuturna,                          510
            caste, s'abbeveravano, e gli sparsi
            ruderi si gremíano di giacinti;
            e tutti i bronchi e pruni aspri, nel Foro
            Romano, in cima avevano una rosa,
            e sopra i marmi antichi era l'antica                     515
            porpora. Per nessuno, dal sepolcro,
            dal suo sepolcro, ch'era anch'esso infranto,
            spargea, versava senza fine al cielo,
            nel tempo dolce ch'è il suo tempo, i fiori
            che sono suoi, quella che in cielo è Flora.              520

                           A FLORA

            Flora! madre dei fiori, o tu cui sempre
            è primavera, o tu che per le genti
            immense hai sparso il nuvolo dei semi,
            la Terra aiuta! Questa pia saturnia
            terra produca in maggior copia i frutti                  525
            che già versava dal fecondo grembo.
            Nutra di sé quelli che già nutriva,
            armenti e greggi, e tornino gli uccelli,
            ormai spariti, a liberare i campi,
            e per i campi floridi echeggiare                         530
            facciano la dolcezza del lor canto.
            Alle mammelle opime della Terra
            sugga una prole piú gagliarda il latte
            e insiem col latte la virtú romana;
            ed ogni mare solchi ed ogni terra                        535
            calchi, anche il cielo navighi, sembrando
            candidi stormi di canori cigni.
            La tua città non lasciar piú che cinta
            sia di deserti e verdi acque muggenti
            del torvo bue selvaggio che vi guazza.                   540
            Riguarda quei villaggi di capanne,
            quelle capanne squallide di stoppia,
            o Flora! Dunque non distrusse il fuoco
            de' primi dí tutti i tuguri? Dunque
            non toccò tutti gli uomini il Diritto                    545
            con la sua verga? Guarda: sono schiavi,
            sotto le bestie! Rendi a quei meschini,
            o Flora, il suo; liberatrice abbraccia
            quelli spogliati; e per sé solo, o Flora,
            raccolga chi le seminò, le messi,                        550
                                                           150
   145   146   147   148   149   150   151   152   153   154   155