Page 144 - Carmina - Poesie latine
P. 144
E fausta, infine, di tra un baglior d'oro 225
l'aquila uscí: le ignare terre e l'onde
remote corse un brivido ed un fremito
al ventilare delle sue grandi ale.
E le legioni col lor pilo grave
per quelle vie senza la meta e il fine, 230
mossero intorno. Ed assembrava allora
tutte le genti e i popoli l'antica
búccina, che al pastore fuor di mano
sul far di notte avea mandato un segno.
E dominava sotto giusto impero, 235
tutti, il sottile tralcio d'una vite.
I MESSAGGERI
Alle battaglie, in mezzo ad una nube,
eran presenti i due gemelli Dei.
E niuno mai li vide; ma soltanto
tra squilli gravi delle trombe, acuti 240
de' litui, e grida ed ansimar feroce,
s'udiano al vento alti selvaggi ringhi.
L'uno era chiaro come l'aureo sole;
l'altro parea la notte opaca, ed era
avviluppato in ombra di dolore. 245
Ivano a paro avanti le coorti
di bronzo, i forti giovinetti in fiore,
erti su gl'immortali lor cavalli.
Ma in mezzo al mare, quando sulle lievi
liburne erano le aquile, ondeggianti 250
per la fortuna, e l'armi contro l'armi
cozzanti, allora divenian due stelle,
che rifulgeano fisse tra il brandire
degli alberi e l'oscillar delle antenne.
Erano questi i tuoi corrieri, al cenno 255
pronti, o Vittoria. All'apparir del vespro,
volgean del pari il corso de' cavalli,
e per le strade andava il colpo e il tonfo
dei risonanti zoccoli; e i cavalli,
ecco, anelanti, essi adduceano all'acqua: 260
o dea Iuturna, all'acqua tua perenne:
né già cadean le stelle né le nubi
dalla prima alba erano ancora orlate.
Vegliava un solo focolare in Roma,
v'era una sola casa, che mandasse 265
baglior di luce dalle sue transenne.
Vesta attendeva i reduci seduta
al fuoco inestinguibile.
I DUE GEMELLI
Fratelli!
O in pace alfine (come voi chiamasse
144