Page 143 - Carmina - Poesie latine
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e le sabbie arse che il leon sue rugge. 180
Tu sei presso le moli, ove sepolti
sono i giganti; sotto gli occhi fissi
eternamente della muta Sfinge;
tu sotto accampamenti che nessuno
piú troverà. Tu scalpellasti i massi 185
per le infinite pompe del trionfo.
E per te l'Arco trionfal si prese
l'arco del cielo, e sulle vie la Gloria
aprí tra due colonne le sue porte
senza battenti.
LE STRADE
Era vicino al tempio 190
del dio Saturno, dio seminatore
e falciatore, un grande cippo, d'oro.
Di lí per l'orbe tutto lanciò Roma
le strade sue di duro sasso e duro
suono. Di lí, dal cippo d'oro, sette 195
vie quattro volte si lanciarono oltre,
ai quattro venti, e prima tra sepolcri
moveano, a piè di tumuli e cipressi,
sotto la tacita ombra funerale;
poi via per verdi campi e per deserti 200
diritte come solchi, e via tra rupi
tagliate da scalpelli, e via per selve
profonde, mute, solo allor ferite
dal ferro ignoto, e via sopra veloci
fiumi aggiogati con eterni ponti, 205
e via per l'Alpi, che vincean con giri
blandi, le irate. Da quel sasso, a forza
ruppero un tempo tante vie sul mondo.
Parea che un luminoso Sagittario
via via volgesse a tutti i venti il grande 210
arco fatale, e saettasse intorno intorno,
stante nel bel mezzo, il cielo.
LA LEGIONE
Le dure suole e i cerchi delle ruote
fecero i solchi in queste vie, battute
dalle coorti che movean, le insegne 215
contro i terrestri. Andavano, e la schiera
villesca alzava per insegna un fascio
d'erba. Prima la falce e poi la spada.
Mai non mancava fra le spighe il rosso
di qualche fiore. Fissa, poi, sull'asta 220
era una mano, ch'è una pianta sola
con piú rampolli. Della via fu
guida poscia la lupa; e si vedean passare
cignali e smisurati liofanti.
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