Page 139 - Carmina - Poesie latine
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INNO A ROMA

                                          Gl'Itali non mutato dal tempo di Romolo il nome,
                                            Roma, ti serbano: Roma era ne' secoli, ed è.

                     IL NOME MISTERIOSO

            O – ma qual nome ora, de' tuoi tre nomi,
            dirà l'Italia? Il nome arcano è tempo
            che si riveli, poi ch'è il tempo sacro.
            Risuoni il nome che nessun profano
            sapea qual fosse, e solo nei misteri                     5
            segretamente s'inalzò tra gl'inni:
            mentre sull'ombra attonita una strana
            alba appariva, un miro sole, e i cavi
            cembali intorno si scotean bombendo –
            Amor! oh! l'invincibile in battaglia!                    10
            oh! tu che alberghi nei tuguri agresti!
            oh! tu che corri l'infinito mare!
            Vennero in prima schiere a te, per l'onde,
            d'esuli armati, ed una stella d'oro
            reggea le navi incerte del cammino;                      15
            a te noi genti italiche la stella
            d'allora tra le fiamme e tra le morti
            col raggio addusse che giammai non muta.

                        IL PRIMO EROE

              Chi per te primo, immensamente amata,
            cercò la morte? Fu nella penombra                        20
            dei tempi, grande, lungo il Tebro, un pianto.
            L'eroe Pallante era caduto. Offerse
            l'àlbatro il bianco de' suoi fiori, il rosso
            delle sue bacche e le immortali fronde.
            Gli fu tessuto il letto di quei rami                     25
            de' tre colori, e furono compagni
            mille al fanciullo nel ritorno a casa.
            E fisi in quella bara tricolore
            i mille eroi con le possenti mani
            premean le spade; ed era in esse il fato.                30
            Oh! ma che pianto fu cosí tornando
            al vecchio padre! Era suo padre un vecchio
            povero re, dalla silvestra reggia.
            Fauno, il suo nome; ed abitava i sassi
            del Palatino, tra le antiche selve                       35
            misterïose. E tu non eri, o Roma.
            Anzi per il rupestre Campidoglio
            eran macerie già muscose, e bianchi
            ruderi sparsi si vedean tra i folti
            cespugli del Gianicolo: rovine                           40
            di due città vinte dal tempo; ed ora
            quelle rovine trite e sonnolente

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