Page 78 - Giorgio Vasari
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rendono del tutto finita. Fatto ciò vanno levando tutta la cera dalle
               bave delle superfluità de' cavi, conducendola il più che si può a quella
               finita bontà e perfezione che si desidera che abbia il getto. Et avanti
               che e' proceda più innanzi, rizza la figura e considera diligentemente
               se la cera ha mancamento alcuno, e la va racconciando e riempiendo

               o rinalzando o abbassando dove mancasse.

               Appresso, finita la cera e ferma la figura, mette l'artefice su due alari,
               o  di  legno  o  di  pietra  o  di  ferro,  come  un  arrosto,  al  fuoco  la  sua
               figura,  con  commodità  che  ella  si  possa  alzare  e  abbassare;  e  con
               cenere  bagnata,  appropriata  a  quell'uso,  con  un  pennello  tutta  la

               figura  va  ricoprendo  che  la  cera  non  si  vegga,  e  per  ogni  cavo  e
               pertugio la veste bene di questa materia. Dato la cenere, rimette i
               perni  a  traverso,  che  passano  la  cera  e  l'anima,  secondo  che  gl'ha
               lasciati  nella  figura;  perciò  che  questi  hanno  a  reggere  l'anima  di

               dentro, e la cappa di fuori, che è la incrostatura del cavo fra l'anima e
               la  cappa  dove  il  bronzo  si  getta.  Armato  ciò,  l'artefice  comincia  a
               tôrre della terra sottile con cimatura e sterco di cavallo, come dissi,
               battuta  insieme,  e  con  diligenza  fa  una  incrostatura  per  tutto

               sottilissima, e quella lascia seccare; e così volta per volta si fa l'altra
               incrostatura con lasciare seccare di continuo, finché viene interrando
               et alzando alla grossezza di mezzo palmo il più. Fatto ciò, que' ferri
               che tengono l'anima di dentro, si cingono con altri ferri che tengono

               di  fuori  la  cappa,  ed  a  quelli  si  fermano;  e  l'un  l'altro  incatenati  e
               serrati  fanno  reggimento  l'uno  all'altro:  l'anima  di  dentro  regge  la
               cappa di fuori, e la cappa di fuori regge l'anima di dentro. Usasi fare
               certe cannelle fra l'anima e la cappa, le quali si dimandano venti, che

               sfiatano  all'insù,  e  si  mettono,  verbigrazia,  da  un  ginocchio  a  un
               braccio che alzi; perché questi danno la via al metallo di soccorrere
               quello che per qualche impedimento non venisse; e se ne fanno pochi
               et assai, secondo che è difficile il getto. Ciò fatto, si va dando il fuoco

               a tale cappa ugualmente per tutto, tal che ella venga unita et a poco
               a poco a riscaldarsi, rinforzando il fuoco sino a tanto che la forma si
               infuochi tutta, di maniera che la cera che è nel cavo di dentro venga
               a struggersi, tale che ella esca tutta per quella banda per la quale si

               debbe gittare il metallo, senza che ve ne rimanga dentro niente. Et a
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