Page 72 - Giorgio Vasari
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ferro, secondo la volontà dell'artefice; et ancor si può far con essa e
               senza, come gli torna bene. Et a poco a poco, col giudicio e le mani
               lavorando,  crescendo  la  materia,  con  i  stecchi  d'osso,  di  ferro  o  di
               legno  si  spinge  in  dentro  la  cera,  e  con  mettere  dell'altra  sopra  si
               aggiugne e raffina finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo

               pulimento. E finito ciò, volendo fare di quegli che siano di terra, si
               lavora  a  similitudine  della  cera,  ma  senza  armadura  di  sotto,  o  di
               legno o di ferro, perché li farebbe fendere e crepare; e mentre che

               quella  si  lavora,  perché  non  fenda,  con  un  panno  bagnato  si  tien
               coperta fino che resta fatta.

               Finiti questi piccioli modelli o figure di cera o di terra, si ordina di fare
               un  altro  modello  che  abbia  ad  essere  grande  quanto  quella  stessa
               figura che si cerca di fare di marmo; nel che fare, perché la terra che
               si  lavora  umida,  nel  seccarsi,  rientra,  bisogna  mentre  che  ella  si

               lavora fare a bell'agio e rimetterne su di mano in mano, e nell'ultima
               fine mescolare con la terra farina cotta, che la mantiene morbida e
               lieva  quella  secchezza;  e  questa  diligenza  fa  che  il  modello,  non
               rientrando, rimane giusto e simile alla figura che s'ha da lavorare di

               marmo. E perché il modello di terra grande si abbia a reggere in sé, e
               la terra non abbia a fendersi, bisogna pigliare della cimatura o borra
               che si chiami, o pelo, e nella terra mescolare quella; la quale la rende
               in  sé  tegnente  e  non  la  lascia  fendere.  Armasi  di  legni  sotto  e  di

               stoppa stretta, o fieno, con lo spago, e si fa l'ossa della figura e se le
               fa  fare  quella  attitudine  che  bisogna,  secondo  il  modello  picciolo,
               diritto  o  a  sedere  che  sia,  e  cominciando  a  coprirla  di  terra,  si
               conduce ignuda lavorandola insino al fine. La qual condotta, se se le

               vuol poi fare panni addosso che siano sottili, si piglia pannolino che
               sia sottile, e se grosso, grosso, e si bagna; e bagnato, con la terra
               s'interra, non liquidamente, ma di un loto che sia alquanto sodetto, et
               attorno  alla  figura  si  va  acconciandolo  che  faccia  quelle  pieghe  et

               ammaccature che l'animo gli porge; di che secco verrà a indurarsi e
               manterrà di continuo le pieghe. In questo modo si conducono a fine i
               modelli e di cera e di terra.

               Volendo  ringrandirlo  a  proporzione  nel  marmo,  bisogna  che  nella
               stessa  pietra  onde  s'ha  da  cavare  la  figura,  sia  fatta  fare  una
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