Page 49 - Giorgio Vasari
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che lor viene comodo di fare, non ostante che da Verona per il fiume
               dello  Adige  abbiano  comodità  di  condurvi  i  mischi  et  altra  sorte  di
               pietre, delle quali poche cose si veggono, per aver più in uso questa,
               nella quale spesso vi commettono dentro porfidi, serpentini et altre
               sorti di pietre mischie, che fanno, accompagnate con essa, bellissimo

               ornamento. Questa pietra tiene d'alberese come la pietra da calcina
               d'i nostri paesi, e, come si è detto, agevolmente si schianta.

               Restaci la pietra serena, e la bigia detta macigno, e la pietra forte
               che  molto  s'usa  in  Italia,  dove  son  monti,  e  massimamente  in
               Toscana,  per  lo  più  in  Fiorenza  e  nel  suo  dominio.  Quella  ch'eglino

               chiamano pietra serena, è quella sorte che trae in azzurrigno overo
               tinta di bigio; della quale n'è ad Arezzo cave in più luoghi, a Cortona,
               a  Volterra,  e  per  tutti  gli  Appennini;  e  ne'  monti  di  Fiesole  è
               bellissima, per esservisi cavato saldezze grandissime di pietre: come

               veggiamo in tutti gli edifici che sono in Firenze fatti da Filippo di ser
               Brunellesco, il quale fece cavare tutte le pietre di San Lorenzo e di
               Santo Spirito et altre infinite che sono in ogni edificio per quella città.
               Questa sorte di pietra è bellissima a vedere, ma dove sia umidità e vi

               piove  su,  o  abbia  ghiacciati  addosso,  si  logora  e  si  sfalda,  ma  al
               coperto ella dura in infinito.

               Ma  molto  più  durabile  di  questa  e  di  più  bel  colore  è  una  sorte  di
               pietra azzurrigna, che si dimanda oggi la pietra del fossato, la quale
               quando si cava, il primo filare è ghiaioso e grosso, il secondo mena
               nodi e fessure, il terzo è mirabile, perché è più fine. Della qual pietra

               Michelagnolo s'è servito nella libreria e sagrestia di San Lorenzo, per
               papa  Clemente,  per  esser  gentile  di  grana,  et  ha  fatto  condurre  le
               cornici, le colonne et ogni lavoro con tanta diligenza, che d'argento
               non  resterebbe  sì  bella.  E  questa  piglia  un  pulimento  bellissimo,  e

               non si può desiderare in questo genere cosa migliore. E perciò fu già
               in Fiorenza ordinato per legge, che di questa pietra non si potesse
               adoperare  se  non  in  fare  edifizi  publici,  o  con  licenza  di  chi
               governasse. Della medesima n'ha fatto assai mettere in opera il duca

               Cosimo,  così  nelle  colonne  et  ornamenti  della  loggia  di  Mercato
               Nuovo, come nell'opera dell'udienza cominciata nella sala grande del
               Palazzo dal Bandinello, e nell'altra che è a quella dirimpetto; ma gran
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