Page 33 - Giorgio Vasari
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Comincerommi dunque dall'architettura, come da la più universale e
più necessaria ed utile agli uomini, et al servizio et ornamento della
quale sono l'altre due; e brevemente dimostrerò la diversità delle
pietre, le maniere o modi dell'edificare con le loro proporzioni, et a
che si conoschino le buone fabbriche e bene intese. Appresso
ragionando della scultura, dirò come le statue si lavorino, la forma e
la proporzione che si aspetta loro, e quali siano le buone sculture, con
tutti gli ammaestramenti più segreti e più necessari. Ultimamente,
discorrendo della pittura, dirò del disegno, de' modi del colorire, del
perfettamente condurre le cose, della qualità di esse pitture, e di
qualunque cosa che da questa dependa; de' musaici d'ogni sorte, del
niello, degli smalti, de' lavori alla damaschina, e finalmente poi delle
stampe delle pitture. E così mi persuado, che queste fatiche mie
diletteranno coloro che non sono di questi esercizi, e diletteranno e
gioveranno a chi ne ha fatto professione. Perché, oltra che nella
Introduzzione rivedranno i modi dello operare, e nelle vite di essi
artefici impareranno dove siano l'opere loro, e a conoscere
agevolmente la perfezzione o imperfezzione di quelle, e discernere
tra maniera e maniera, e' potranno accorgersi ancora quanto meriti
lode et onore chi con le virtù di sì nobili arti accompagna onesti
costumi e bontà di vita; et accesi di quelle laudi che hanno
conseguite i sì fatti, si alzeranno essi ancora a la vera gloria. Né si
caverà poco frutto de la storia, vera guida e maestra delle nostre
azzioni, leggendo la varia diversità di infiniti casi occorsi agli artefici,
qualche volta per colpa loro e molte altre della fortuna.
Resterebbemi a fare scusa de lo avere, alle volte, usato qualche voce
non ben toscana; de la qual cosa non vo' parlare, avendo avuto
sempre più cura di usare le voci et i vocaboli particulari e proprii delle
nostre arti, che i leggiadri o scelti della delicatezza degli scrittori.
Siami lecito adunque usare nella propria lingua le proprie voci de'
nostri artefici, e contentisi ognuno della buona volontà mia: la quale
si è mossa a fare questo effetto, non per insegnare ad altri, ché non
so per me, ma per desiderio di conservare almanco questa memoria
degli artefici più celebrati; poiché in tante decine di anni non ho
saputo vedere ancora chi n'abbia fatto molto ricordo. Conciò sia che