Page 31 - Giorgio Vasari
P. 31

lo occhio, il poco numero delle cose dove la scultura può dimostrare e

               dimostra  la  virtù  sua  allo  infinito  di  quelle  che  la  pittura  ci
               rappresenta, oltre il conservarle perfettamente allo intelletto e farne
               parte in que' luoghi che la natura non ha fatto ella; e contrapesato,
               finalmente,  le  cose  dell'una  alle  cose  dell'altra,  la  nobiltà  della

               scultura,  quanto  all'ingegno,  alla  invenzione  et  al  giudizio  degli
               artefici suoi, non corrisponde a gran pezzo a quella che ha e merita la
               pittura. E questo è quello che per l'una e per l'altra parte mi è venuto

               agli orecchi degno di considerazione.
               Ma perché a me pare che gli scultori abbino parlato con troppo ardire,

               et i pittori con troppo sdegno, per avere io assai tempo considerato le
               cose  della  scultura,  et  essermi  esercitato  sempre  nella  pittura,
               quantunque piccolo sia forse il frutto che se ne vede, nondimeno e
               per quel tanto che egli è, e per la impresa di questi scritti, giudicando

               mio  debito  dimostrare  il  giudizio  che  nello  animo  mio  ne  ho  fatto
               sempre, e vaglia l'autorità mia quanto ella può, dirò sopra tal disputa
               sicuramente  e  brevemente  il  parer  mio,  persuadendomi  di  non
               sottentrare  a  carico  alcuno  di  prosunzione  o  d'ignoranza,  non

               trattando io de l'arti altrui come hanno già fatto molti per apparire
               nel vulgo intelligenti di tutte le cose mediante le lettere, e come tra
               gli  altri  avvenne  a  Formione  peripatetico,  in  Efeso,  che  ad
               ostentazione della eloquenza sua, predicando e disputando de le virtù

               e  parti  dello  eccellente  capitano,  non  meno  della  prosunzione  che
               della ignoranza sua fece ridere Annibale.

               Dico, adunque, che la scultura e la pittura per il vero sono sorelle,
               nate di un padre che è il disegno, in un sol parto et ad un tempo; e
               non precedono l'una alla altra, se non quanto la virtù e la forza di
               coloro  che  le  portano  addosso  fa  passare  l'uno  artefice  innanzi  a

               l'altro; e non per differenzia o grado di nobiltà che veramente si trovi
               in  fra  di  loro.  E  sebbene  per  la  diversità  dell'essenzia  loro  hanno
               molte  agevolezze,  non  sono  elleno  però  né  tante  né  di  maniera
               ch'elle  non  venghino  giustamente  contrapesate  insieme,  e  non  si

               conosca la passione o la caparbietà, più tosto che il giudizio di chi
               vuole  che  l'una  avanzi  l'altra.  Laonde  a  ragione  si  può  dire  che
               un'anima medesima regga due corpi; et io per questo conchiudo, che
   26   27   28   29   30   31   32   33   34   35   36