Page 24 - Giorgio Vasari
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gl'architettori. Vogliano eziandio che il minor numero loro, non solo
degl'artefici eccellenti ma degl'ordinari, rispetto all'infinito numero de'
pittori, arguisca la loro maggiore nobiltà; dicendo che la scultura
vuole una certa migliore disposizione e d'animo e di corpo, che rado
si truova congiunto insieme; dove la pittura si contenta d'ogni debole
complessione, pur ch'abbia la man sicura se non gagliarda; e che
questo intendimento loro si pruova similmente da' maggiori pregi
citati particolarmente da Plinio, dagl'amori causati dalla maravigliosa
bellezza di alcune statue e dal giudizio di colui che fece la statua
della Scultura d'oro, e quella della Pittura d'argento, e pose quella
alla destra e questa alla sinistra. Né lasciano ancora d'allegare le
difficultà, prima, dell'aver la materia subietta, come i marmi e i
metalli, e la valuta loro rispetto alla facilità dell'avere le tavole, le
tele et i colori, a piccolissimi pregi et in ogni luogo; di poi l'estreme e
gravi fatiche del maneggiar i marmi et i bronzi per la gravezza loro, e
del lavorargli per quella degl'istrumenti, rispetto alla leggerezza de'
pennegli, degli stili e delle penne, disegnatoi e carboni; oltra che di
loro si affatica l'animo con tutte le parti del corpo; et è cosa
gravissima rispetto alla quieta e leggera opera dell'animo e della
mano sola del dipintore.
Fanno appresso grandissimo fondamento sopra l'essere le cose tanto
più nobili e più perfette, quanto elle si accostano più al vero. E dicono
che la scultura imita la forma vera, e mostra le sue cose, girandole
intorno, a tutte le vedute; dove la pittura, per esser spianata con
semplicissimi lineamenti di pennello, e non avere che un lume solo,
non mostra che una apparenza sola. Né hanno rispetto a dire molti di
loro, che la scultura è tanto superiore alla pittura, quanto il vero alla
bugia. Ma per la ultima e più forte ragione, adducono che allo
scultore è necessario non solamente la perfezione del giudizio
ordinaria come al pittore, ma assoluta e subìta, di maniera che ella
conosca sin dentro a' marmi l'intero a punto di quella figura ch'essi
intendono di cavarne, e possa senza altro modello prima far molte
parti perfette che e' le accompagni ed unisca insieme: come ha fatto
divinamente Michelagnolo; avvenga che, mancando di questa felicità
di giudizio, fanno agevolmente e spesso di quelli inconvenienti che