Page 23 - Giorgio Vasari
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A onore, dunque, di coloro che già sono morti, e benefizio di tutti gli
               studiosi principalmente di queste tre arti eccellentissime Architettura,
               Scultura e Pittura, scriverò le vite delli artefici di ciascuna, secondo i
               tempi che ei sono stati, di mano in mano da Cimabue insino a oggi;
               non toccando altro degli antichi, se non quanto facesse al proposito

               nostro, per non se ne poter dire più che se ne abbino detto quei tanti
               scrittori che sono pervenuti alla età nostra.

               Tratterò bene di molte cose che si appartengono al magistero di qual
               si è l'una delle arti dette, ma prima che io venga a' segreti di quelle,
               o alla istoria delli artefici, mi par giusto toccare in parte una disputa

               nata e nutrita tra molti senza proposito, del principato e nobiltà, non
               dell'architettura,  che  questa  hanno  lasciata  da  parte,  ma  della
               scultura e della pittura, essendo per l'una e l'altra parte addotte, se
               non tutte, almeno molte ragioni degne di esser udite e per gl'artefici

               loro considerate.
               Dico,  dunque,  che  gli  scultori,  come  dotati  forse  dalla  natura  e

               dall'esercizio dell'arte di miglior complessione, di più sangue e di più
               forze, e per questo più arditi e animosi de' pittori, cercando d'attribuir
               il più onorato grado all'arte loro, arguiscono e provano la nobiltà della
               scultura  primieramente  dall'antichità  sua,  per  aver  il  grande  Iddio

               fatto  l'uomo,  che  fu  la  prima  scultura;  dicono  che  la  scultura
               abbraccia molte più arti come congeneri e ne ha molte più sottoposte
               che la pittura: come il basso rilievo, il far di terra, di cera, o di stucco,
               di legno, d'avorio, il gettare de' metalli, ogni ceselamento, il lavorare

               d'incavo o di rilievo nelle pietre fini e negl'acciai, et altre molte, le
               quali  e  di  numero  e  di  maestria  avanzano  quelle  della  pittura.  Et
               allegando ancora che quelle cose che si difendono più e meglio dal
               tempo, e più si conservano all'uso degl'uomini, a benefizio e servizio

               de'  quali  elle  son  fatte,  sono  senza  dubbio  più  utili  e  più  degne
               d'esser  tenute  care  et  onorate  che  non  sono  l'altre,  affermano  la
               scultura esser tanto più nobile della pittura, quanto ella è più atta a
               conservare e sé ed il nome di chi è celebrato da lei ne' marmi e ne'

               bronzi, contro a tutte l'ingiurie del tempo e dell'aria, che non è essa
               pittura; la quale di sua natura pure, non che per gl'accidenti di fuora,
               perisce nelle più riposte e più sicure stanze ch'abbino saputo dar loro
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