Page 21 - Il Perugino
P. 21
Perugino non fu comunque l'unico grande artista che ebbe
difficoltà nel rinnovare il proprio stile e stare al passo con le
straordinarie novità di quegli anni: una crisi simile la ebbero
anche Luca Signorelli, Vittore Carpaccio e, per altre ragioni,
Sandro Botticelli.
Nei grandi centri italiani (Firenze, Roma e Venezia) le novità si
manifestavano ormai una dietro l'altra a ritmo velocissimo e
quelle opere che non portavano novità venivano respinte.
La Pala dell'Annuziata fu l'ultima opera fiorentina del Perugino.
Nel 1508 papa Giulio II lo chiamò a Roma per decorare la volta
della Stanza dell'Incendio di Borgo in Vaticano, dove vennero
dipinti quattro tondi con la Santissima Trinità, il Creatore in
trono tra angeli e cherubini, Cristo come Sol Iustitiae e Cristo
tentato dal demonio, Cristo tra la Misericordia e la Giustizia.
Ma neanche il papa fu pienamente soddisfatto e lo liquidò
velocemente, mentre gli allievi cominciavano a guardare ad
altre fonti.
Esiliato dai grandi centri artistici, Perugino si ritirò nella sua
regione di origine, l'Umbria, lavorando soprattutto nei piccoli
centri di provincia, dove il suo stile trovava ancora estimatori.
Sarebbe però errato considerare le opere degli ultimi vent'anni
della vita di Perugino come una mera sfilza di lavori ripetitivi e
monotoni, non mancando ancora esempi di grandezza e
genialità e restando sempre altissimo il livello della tecnica
pittorica.
Caso emblematico è quello del Polittico di Sant'Agostino,
dipinto in due fasi, una tra il 1502 e il 1512 e una fino alla
morte.
La differenza tra le due fasi è legata alla tecnica usata, la cui
corretta individuazione ha permesso anche di datare altre opere
seguendo l'evoluzione del grande maestro negli ultimi vent'anni
21