Page 16 - Il Perugino
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essenzialità e intensità religiosa senza distrazioni superflue,
promossi dal frate ferrarese.
Perugino si trovò quindi a essere il pittore ideale di un
linguaggio devozionale fatto di forme semplici, ma tutto
sommato ancora armoniose e belle, non austere, in cui la società
fiorentina potesse trovare appagamento e pace meditativa
nell'arte.
Tra i lavori per i seguaci di Savonarola ci fu il Ritratto di
Francesco delle Opere (1494).
Un'altra evoluzione si ebbe nelle fisionomie delle Madonne, che
diventano più mature, semplici e severe, al posto delle giovani
raffinate ed eleganti delle opere precedenti.
Ne sono esempi la Madonna col Bambino in trono tra i santi
Giovanni Battista e Sebastiano degli Uffizi, forse la prima della
serie, Madonna del Kunsthistorisches Museum, quella di
Francoforte e quella del Louvre.
In che misura questi accorgimenti stilistici corrispondessero
anche a una reale adesione ai principi morali savonaroliani da
parte del pittore non ci è dato saperlo, ma la testimonianza di
Vasari tenderebbe a negare un vero coinvolgimento,
ricordandolo invece dedito ai piaceri terreni.
Sempre a Firenze nel 1495 realizzò il Compianto sul Cristo
morto per le monache del convento di Santa Chiara, ora presso
la Galleria Palatina a Firenze; tra il 1495 e il 1496 la
Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena
dei Pazzi; nel 1500 la Pala di Vallombrosa, oggi alla Galleria
dell'Accademia; e tra il 1505 e il 1507 il Polittico
dell'Annunziata, pure all'Accademia di Firenze.
Anche dalla bottega di Perugia uscirono numerosi capolavori.
Tra la fine del 1495 e il 1496, la Pala dei Decemviri, detta così
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