Page 14 - Il Perugino
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successo, in quanto rispondevano nel modo più adeguato alle
pratiche di visualizzazione interiore dei manuali di orazione,
diffusissimi alla fine del Quattrocento.
Essi richiedevano come supporto immagini con figure e luoghi
non troppo caratterizzati, per permettere al devoto di dare lui un
volto e un luogo preciso alla scena sacra che visualizzava
internamente; ciò portò il Perugino a costruite figure con
espressioni indefinite inserite su sfondi paesaggistici generici,
risultato accentuato dall'uso di una gamma cromatica ricca ma
soffusa.
I personaggi che creava di fantasia hanno un'eleganza raffinata e
una morbida dolcezza pittorica, mentre nei ritratti dimostrava un
pungente spirito di osservazione analitica, capace di indagare
anche la psicologia.
Un viaggio a Venezia nel 1494 gli permise di ammirare l'apogeo
della scuola locale con le opere di Vittore Carpaccio e Giovanni
Bellini, che influenzarono la sua produzione successiva.
A Firenze, dove nel 1493 sposò Chiara Fancelli, figlia di Luca
Fancelli e modella per tante sue Madonne, e iniziò a
soggiornare prevalentemente, creò una serie di grandi tavole per
gli altari della chiesa di San Giusto degli Ingesuati
(Crocifissione, Orazione nell'orto e Pietà) e affrescò il refettorio
delle monache di Fuligno con un Cenacolo.
In queste opere iniziò a usare un'impaginazione architettonica
delle figure sotto un portico, spesso di disegno identico, dalle
forme semplici ma solenni, aperte su un paesaggio che dilatava
lo spazio grazie all'uso della prospettiva aerea, ormai portato a
una padronanza magistrale con i delicati accordi di verdi
acquosi e di azzurrini.
Inoltre in queste opere iniziano ad assumere un’importanza
sempre maggiore le figure in primo piano, arrivando a essere il
metro che definisce i rapporti spaziali e volumetrici dell'intero
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