Page 19 - Il Perugino
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Di questo periodo sono la Madonna della Consolazione (1498) e
                la Resurrezione per San Francesco al Prato (1499).

                Dipinse  inoltre  il  polittico  della  Certosa  di  Pavia,  la  Pala  di
                Vallombrosa e la Madonna in gloria e santi.

                Tra il 1503 e il 1504 lo Sposalizio della Vergine per la cappella
                del  Santo  Anello  in  Duomo  e  tra  1510  e  il  1520  dipinse  il
                Polittico di Sant'Agostino.


                A  queste  grandi  opere  si  affianca  una  produzione  privata  di

                formato  più  contenuto,  con  una  serie  di  Madonne  come  la
                Madonna del Sacco (1495-1500), la Madonna col Bambino di
                Washington (1501) e il Gonfalone della Giustizia.


                Rara  è  poi  la  produzione  in  campo  miniaturistico,  con  la

                creazione in questo periodo del Martirio di san Sebastiano nel
                codice delle Horae Albani, oggi a Londra, dove usò uno stile

                sciolto  e  "sfioccato".  Di  poco  successiva  è  la  Pala  Tezi,  oggi
                divisa tra Perugia e Berlino.


                Nella cerniera tra i due secoli l'arte di Perugino raggiunse il suo
                apice.

                Nel gennaio 1503 la marchesa di Mantova Isabella d'Este, dopo
                aver  approfonditamente  saggiato  tramite  i  suoi  emissari  i

                migliori artisti attivi sulla piazza fiorentina, scelse Perugino per
                realizzare uno dei dipinti allegorici del suo studiolo nel Palazzo

                Ducale, attiguo al Castello di San Giorgio.


                Si  tratta  dell'episodio  della  Lotta  tra  Amore  e  Castità,
                puntualmente  descritto  dai  consiglieri  di  corte,  che  andava  a
                inserirsi in un complesso con altre opere di Andrea Mantegna e

                di altri pittori.
                Dopo  una  gestazione  piuttosto  travagliata  dell'opera,  con  la

                continua sorveglianza del mantovano Lorenzo Leonbruno e la
                richiesta  di  modificare  alcune  figure  in  corso  d'opera,  la

                marchesa, alla consegna, non ne fu pienamente soddisfatta.



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